10/10/08

Addio a Kitiara


Kitiara, di tutti i giorni questi giorni
vengono cullati nel buio e aspettano, con rammarico.
Le nubi oscurano la città mentre scrivo questo,
ricordando il pensiero e la luce del sole, mentre le strade
sono sospese fra il giorno e il buio. Ho aspettato
al di là di ogni decisione, al di là del cuore nelle ombre
per dirti questo.
Nelle assenze sei diventata
più bella, più velenosa, eri
un'essenza di orchidee guizzante nella notte,
dove la passione, come uno squalo trascinato giù lungo un fiume di sangue,
assassina quattro sensi, conservando soltanto il gusto,
viene alle mani con se stessa, scoprendo che il sangue è il suo,
dapprima una piccola ferita, ma a mano a mano che lo squalo si dibatte,
il ventre si sbrindella nel lungo tunnel della gola.
E sapendo questo, la notte sembra ancora colma d'opulenza,
una sfida di desideri che termina nella pace.
Io vorrei ancora far parte di questi allettamenti,
e fra le mie braccia accoglierei la tenebra,
benedetta e rinominata dal piacere;
ma la luce, la luce, mia Kitiara, quando il sole
copre di lustrini i marciapiedi rigonfi di pioggia, e l'olio
delle lampade spente emerge dall'acqua colpita dal sole,
scheggiando la luce in arcobaleni! Io mi levo,
e malgrado la tempesta ridiscenda nella città,
io penso a Sturm, Laurana, e agli altri,
ma a Sturm per primo, che può vedere il sole
diritto attraverso la nebbia e agli ammassi di nubi. Come potrei abbandonarli?
E così nell'ombra,
e non la tua ombra, ma l'avido grigiore
che aspetta la luce, ricaccio la tempesta.







Nessun commento: