07/02/09

Un malato di cuore - Fabrizio De Andrè


"Cominciai a sognare anch'io insieme a loro 
poi l'anima d'improvviso prese il volto." 

Da ragazzo spiare i ragazzi giocare 
al ritmo balordo del tuo cuore malato 
e ti viene la voglia di uscire e provare 
che cosa ti manca per correre al prato, 
e ti tieni la voglia, e rimani a pensare 
come diavolo fanno a riprendere fiato. 

Da uomo avvertire il tempo sprecato 
a farti narrare la vita dagli occhi 
e mai poter bere alla coppa d'un fiato 
ma a piccoli sorsi interrotti, 
e mai poter bere alla coppa d'un fiato 
ma a piccoli sorsi interrotti. 

Eppure un sorriso io l'ho regalato 
e ancora ritorna in ogni sua estate 
quando io la guidai o fui forse guidato 
a contarle i capelli con le mani sudate. 

Non credo che chiesi promesse al suo sguardo, 
non mi sembra che scelsi il silenzio o la voce, 
quando il cuore stordì e ora no, non ricordo 
se fu troppo sgomento o troppo felice, 
e il cuore impazzì e ora no, non ricordo, 
da quale orizzonte sfumasse la luce. 

E fra lo spettacolo dolce dell'erba 
fra lunghe carezze finite sul volto, 
quelle sue cosce color madreperla 
rimasero forse un fiore non colto. 

Ma che la baciai questo sì lo ricordo 
col cuore ormai sulle labbra, 
ma che la baciai, per Dio, sì lo ricordo, 
e il mio cuore le restò sulle labbra. 

"E l'anima d'improvviso prese il volo 
ma non mi sento di sognare con loro 
no non si riesce di sognare con loro." 

Nessun commento: